DIFESA PERSONALE FEMMINILE
APPROFONDIMENTO
Articolo apparso sul quotidiano L’Arena lunedì 19 novembre 2007 Cronaca – pag. 14
Nascosto dagli eventi organizzati da donne in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza alle donne, ad impegnarsi per dare una risposta concreta contro le aggressioni è un uomo. Enrico Luciolli, presidente della scuola di arti marziali Tao Long, ha ideato un corso di autodifesa a misura di donna, che unendo il fitness al gioco e la teoria alla pratica, insegna innanzitutto come evitare il contatto fisico e, se necessario, come contrastarlo.
«La scarsa partecipazione femminile alle arti marziali è sempre stato un problema», racconta dopo una lezione, «i sistemi tradizionali sono affascinanti, ma mancano di un approccio pratico, la capacità di cambiare assieme al mondo che cambia e quella di prendere il meglio e adattarlo al contesto. Se non si fanno distinzioni di peso, sesso ed età, la strada per apprendere le tecniche è troppo lunga». Su queste basi Luciolli ha iniziato un percorso di documentazione per capire come e quando le donne avrebbero avuto bisogno di difendersi e mutare l’approccio all’autodifesa. Ha consultato i dati statistici nazionali, preso visione dei verbali stilati dalle forze dell’ordine e creato un sistema innovativo «basato sulle casistiche e con lo scopo di dare strumenti utili nel minor tempo possibile».
Le linee guida si ispirano al Jeet Kune Do ma, a differenza del sistema inventato da Bruce Lee, «non passa per il combattimento». Il corso introduce, infatti, elementi di psicologia e nozioni legali oltre ad alcune tecniche utili a fronteggiare l’aggressore. «La parte più importante è la teoria», spiega, «insegniamo come individuare il possibile aggressore e come non fargli avere la sensazione di essere una potenziale vittima. Per fare ciò è necessario lavorare sul lato psicologico e sul linguaggio non verbale». L’obiettivo non è creare delle amazzoni guerriere, ma insegnare a proporzionare la difesa all’offesa, dare strumenti di sicurezza che possano essere utili in tutti i campi della vita. «La mia più grande soddisfazione», dice, «è incontrare le allieve e sentirmi raccontare che i miei consigli hanno funzionato, che si sentono più forti e determinate, anche solo nell’affrontare le interrogazioni a scuola».
Eppure, nonostante «la violenza carnale sia la prima causa di morte nelle donne», nonostante il corso sia attivo a Verona da due anni e sia stato approvato ed introdotto nelle scuole, l’affluenza è relativamente bassa: «Forse perché si pensa sempre che queste cose accadano sempre agli altri».D.C.
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